Ero appena scesa dall'autobus, al capolinea del 22, in via de’ Vecchietti.
Da lì, con passo cadenzato dal ritmo del mio iPod, giravo da via de’ Pecori per raggiungere il luogo del mio appuntamento.
Qualche metro prima della meta tuttavia, mi si presentò questa scena:
Superfluo aggiungere che il mio appuntamento slittò, e di parecchio. Diciamo pure che me ne dimenticai. Opss…
L’interesse, in un primo tempo sollecitato dall’inatteso e spettacolare, non è stato tuttavia trattenuto dal vedere sovvertite le leggi di gravità ma dall’insieme di stimoli in atto.
Siamo sotto il prolungamento dei portici di Piazza della Repubblica, in direzione Duomo. La strada parallela a via Roma. La strada che di giorno è tutta banche e turisti frettolosi di raggiungere il prossimo obiettivo. La strada che la sera si svuota, restando ai margini della passeggiata, al chiar di insegne di negozi chiusi, e di bar e gelaterie, tra un corridoio e l’altro dello straordinario museo en plain air di Firenze.
Gruppo multietnico. Musica. Acrobazie.
Pubblico di ogni età: dai bambini agli anziani.
Artisti di strada? Non ci sono cappelli rovesciati, cassette, piattini.
Sembrano appena accorgersi degli spettatori ma a dir la verità non danno a vedere di curarsene, se non attraverso qualche virtuosismo.
Dalla ripetizione di gesti perfettivi si percepisce che non si tratta di uno spettacolo ma di un allenamento.
A ben guardare ciascuno di loro ha un suo stile di breaking diverso. A parità di passi non hanno la stessa preparazione ma hanno , questo è palpabile, la stessa passione.
Osservo il loro rapportarsi, il loro modo di salutarsi.
A dimostrazione dell'appartenenza a un gruppo, hanno un loro simbolico saluto. Una sequenza di gesti che in ordine indicano: uguaglianza, fratellanza, fermezza del saluto e last but not least, rispetto.
Così mi spiega Gerson, 22 anni, nato a El Salvador e trasferitosi in Italia con la famiglia 8 anni fa. Qui è sbocciata la sua passione per la break dance, dopo averla vissuta e respirata sui marciapiedi della sua città natale.
Lui insegna break dance in una palestra a Prato e da Prato viene qui, la sera, tra le 21 e le 24. Perché un conto è il lavoro, dove è in qualche modo vincolato a delle regole di insegnamento, un altro è dare sfogo alla propria passione. Lasciarsi andare alla musica e ballare. E la Break è rottura, rottura delle regole della danza. Mi spiega.
Le uniche regole sono già nel loro saluto, e sono regole indiscutibili: uguaglianza, fratellanza e rispetto.
Uguaglianza: di sesso, di cultura, di origini, di età, di professione, di stile.
Qualche esempio del principio di uguaglianza?
Arlind, 24 anni, è di origini albanesi.
Oscar, 18 anni, peruviano.
Alessandro, 20 anni, fiorentino.
Vastir, 16 anni, moldavo.
Jacopo, 23 anni, di Grosseto.
Jonathan, 17 anni, peruviano.
Omi, 24 anni, persiano.
Le loro biografie, sono così diverse e difficilmente accostabili che spesso, quando il loro arrivo in Italia è recente, l’unico e solo linguaggio comune è la passione per la break dance.
Non tutti hanno gli stessi anni di allenamento alle spalle, non hanno la stessa preparazione tecnica, la stessa cultura della break dance. Yang è di Taiwan, in Italia da 8 mesi per motivi di studio. Una sera, di un mesetto fa, li ha visti allenarsi, ha chiesto, tra la timidezza caratteriale e il suo buffo italiano, se poteva ballare con loro. Ed eccola provare e riprovare una verticale.
Uguaglianza e fratellanza. Aiutarsi: per un passo che non si conosce, uno che non riesce. Gli stili sono diversi e si mescolano vivacemente. Tutti sono pronti ad insegnare e tutti ad imparare. Qui Marianna, 18enne di Avellino, che balla da 4 anni, spiega un passo ad un ragazzo nuovo, che si allena con loro da soli 3 giorni.
Rispetto è rispetto del diverso, del nuovo, dello sconosciuto. Rispetto è dare spazio quando si avvicina un altro: ci si sposta, si balla a turno. Rispetto è nei confronti dello sfidante in un contest, dove è ammessa la competizione ma non gesti offensivi, come può essere, simbolicamente, il lancio del cappellino sull’avversario. Rispetto del verdetto della giuria. Rispetto del vinto.
I ragazzi d'inverno si allenano in palestra, qui vengono d’estate, ai primi caldi. Jacopo mi dice che qui è molto più bello perché si è a contatto con la gente, con la strada. Ma non tutti la pensano così.
Reza, israeliano, dice che cerca di non pensare che ci sono spettatori. Lo mette in soggezione sapere di essere osservato. Lui vuole solo ballare.
Molti di questi ragazzi non erano neanche nati quando la break arrivò in Italia. Alcuni neanche quando s’iniziò a ballare su questo perfetto marmo. Era il 1984.
A quello storico gruppo apparteneva il campione del mondo di hip hop (1994) ed eletric bolgie (1996) , Luca Miniati, in arte Led.
Ora insegna break dance ed hip hop ma riesce a trovare il tempo di andare, di tanto in tanto, a ballare con i ragazzi, sotto questo portico da cui tutto ebbe inizio, dove libertà e passione mettono in sintonia corpo e musica.
09 luglio 2007
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11 commenti:
in fondo..
dovrebbe essere "electric boogalow"
sono senza parole. sei fortissima. brava all'infinito.
Hai colto la vera essenza...davvero bellissimo! :)
Non avrei pensato che ci fossero anche queste cose nella notte fiorentina :-)
Mih, ma molte di quelle cose le facciamo pure noi!
He he...chissà da dove viene la break dance e chissà perché a noi (noi..quelli bravi, non io), quando non siamo in divisa, ci scambiano per breaker.
Nella danza di strada (e la capoeira che era una lotta/danza sempre di strada), il gruppo ha sempre simulato ed accettato tutte le diversità della vita reale, smorzandole e mitigandole.
Nella roda, che è lo stesso cerchio dei breaker, sono tutti uguali, tutti si compensano e si incoraggiano l'un l'altro. La competizione è solo seconda al divertimento.
Strano non li abbia mai visti però..
Anche a Palermo, in centro, proprio sotto un portico come quello delle tue foto ho visto una scena come quella, i ragazzi mi sembravano del luogo, si allenavano, scherzavano ... faticavano!
Non mi sono potuto fermare, ma ho gradito lo spettacolo.
mi è piaciuto molto questo tuo "reportage".
l'ufficio in cui lavoro ha davanti a se una piazza privata, protetta dai edifici che ci sono attorno.
di sera spesso, ma di fine settimana sempre di mattina c'è un ragazzo che fa la cosa da te descritta: allena il suo stile breakdance, ogni tanto è in compagnia.
mi diverte guardarlo come prova MILLE volte lo stesso passaggio della suo coreografia, che lui sembra non soddisfa e a me sembra perfetta.
mamma mia quanto ho scritto.
buona notte. :)
bellissimo reportage, complimenti.
grazie..finalmente uan persona che ci capisce..sono entrata da un mesetto nel gruppo ed è tutto cosi assurdo...ballavo gai per strada ma nella zona di prato..
solo da poco ho iniziato a ballare sotto i portici..lavorando a firenze come esco da lavoro ballo..è una valvola di sfogo..
è un bellissimo intervento davvero..di questi tempi abbiam ricevuto piu minacce e lamentele che altro..anche dalla municipale..
come ci han detto "siam causa del disordine e della sicurezza pubblica"
non capisco..c'è la peggio gente alla stazione e in giro e vengono a intimidire noi..noi che balliamo seomplicemnte..
da quando è un divieto ballare?
yeah!!!! questi raga spaccano....sopratutto jhonny!!!!stile
presente gerryson??E IL MIO INSEGNANTE!XD(dico sul serio..)
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