Vado dalle mamme. Spingono sull’altalena i loro bimbi. Mi ci vuole un pò a vincere la loro diffidenza ma, alla fine, cedono. Loro sono contente del parco. Mi spiegano che è un luogo di ritrovo per loro (ancor più che per i figli). Sono un gruppo, quindi non badano tanto a ciò che le circonda. Gli chiedo delle attrezzature e lì noto uno scambio di sguardi ironici tra loro. Lo scivolo non è sicuro. Le molle neanche. Salvano la pavimentazione anti caduta, ma neanche tanto. Quanto alle interrelazioni con altri gruppi sociali, mi fanno capire che ognuno vive nella propria zona senza darsi noia. Ma anche senza considerarsi minimente.
Vado via ma sento che mi sfugge qualcosa.
Chiedo loro di avanzare proposte di miglioramento del parco, il loro parco: un campetto da calcio un po’ più dignitoso, un campo da pallavolo, e il più audace azzarda una piscina. Infondo, in zona non ce n’è una pubblica. Chiedo loro dei cani, se è vero che girano sciolti. Confermano ma dicono che sono tranquilli e non disturbano. Chiedo loro se c’è una zona d’ombra. Mi indicano la zona dove spesso ci sono barboni che bivaccano e drogati. Dicono che lì si trovano spesso delle siringhe. Chiedo se ci sono dei controlli. Mi dicono che spesso girano per il parco delle volanti della polizia. Ringrazio i ragazzi. Veramente utili.
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