sulla licenza vetturini, a Firenze , come in Francia, chiamati fiaccherai, dal francese fiacre: carrozza.
Servizio pubblico divenuto turistico quando i taxi presero il posto delle carrozze, quello del fiaccheraio è un mestiere storico.
I fiaccherai sono gentili e ospitali, mi fanno accomodare in carrozza accanto a loro, come ospite in un salotto che non ha quadri bensì i palazzi e i monumenti della bella Firenze.
Ma non amano mostrarsi, non vogliono apparire; parlano, si, ma relativamente per dire, solo accennare.
Così per tutto il primo giorno con loro.
Poi sono seguiti giorni di ricerche. E nuove interviste.
Quello che è emerso è un quadro di relazioni sociali complicate.
Dove pregiudizi antichi e proteste che piovono da più parte anche oggi, s’intrecciano e concorrono al loro sentirsi mal visti.
Mi raccontano che anticamente i fiaccherai non godevano di buona nomea.
Retaggio del tempo in cui era un lavoro offerto dal comune a chi usciva di galera perché permetteva alla polizia di sorvegliarli.
Un detto li accompagnava: “acqua alle ruote e vino agli uomini”.
Ma i tempi cambiano, le persone pure. Ora carrozze e cavalli non sono dati dal comune ma di proprietà dei fiaccherai.
Le licenze si volturano o si ottengono per concorso. Per ottenere la licenza, sia per una nuova, sia per una cessione, sono necessari tre esami. Il primo verte sulla conoscenza dei cavalli. Il secondo sulla città: i monumenti, la storia. Il terzo è un esame pratico, in cui si testa la capacità di condurre una carrozza.
Claudio mi fa presente che non ci sono esami di lingua straniera per avere la licenza, ma dato che i turisti sono per lo più stranieri, lui studia inglese, francese e spagnolo.
Attualmente le licenze rilasciate dal comune sono 12.
I dodici fiaccherai, tra cui due donne, sostano in attesa di clienti in Piazza Duomo ed in Piazza della Signoria.
E qui giungiamo alle attuali proteste e interpellanze al Sindaco.
Per l’allontanamento dalla Loggia del Bigallo;
Proteste per l’occupazione della zona in ombra, preclusa così agli accaldati turisti (e i cavalli allora??); oppure per le deiezioni dei cavalli.
Seduta in carrozza di fronte a lei, parlo con Arianna.
Un’infermiera professionale, divenuta fiaccheraia per passione e, aggiunge, un pizzico di incoscienza.
Riprova del suo amore per i cavalli, quello che sta coccolando non è neanche il suo.
A proposito, ogni fiaccheraio ha due cavalli, che lavorano a giorni alterni per consentirgli un giorno di riposo.
Oggi Arianna è con Priscilla.
Quando le chiedo del lavoro, per prima cosa mi parla di cultura e rispetto degli animali; di quanto sia difficile tenere lontana la gente dai cavalli, che non si sa mai come possano reagire e sicuramente non amano essere stressati.
E’ un lavoro duro, che comincia nelle stalle alle 7:30, poi il tragitto -non privo di ostacoli- dalle cascine al centro, ed in centro, prima ancora che sulla carrozza, la responsabilità di gestire un cavallo tra gente poco accorta, frotte di turisti spesso indisciplinati, quasi sempre con scarsa conoscenza degli animali, bambini che corrono o si lanciano a toccare i cavalli, rumori che spaventano gli animali, macchine.
Mi rendo conto di tutto ciò fino in fondo quando in carrozza con Claudio, lo osservo mentre guida Conan nella giungla urbana. I pedoni passano davanti agli zoccoli del cavallo senza fare la minima attenzione e incuranti dello strombazzante clacson.
Ma Claudio, erede della licenza del padre, ha esperienza e Conan è ben addestrato.
Per quanto possano essere tutelati da un’assicurazione, è certamente un lavoro tutt’altro che semplice.
È un lavoro inoltre strettamente legato a due cose instabili: il tempo e il flusso turistico.
Luca,(nella foto la sua cavalla Rosa), mi parla del turismo, di come sia profondamente cambiato.
Da un turismo di élite, ad un turismo di massa; da vacanze lunghe a turismo mordi e fuggi: sette città in sette giorni, o quasi. Mi parla di quando la gente aveva soldi e, soprattutto, tempo di godersi la città, e il giro in carrozza poteva durare anche mezza giornata.
Ora il giro base dura una ventina di minuti.
Il conducente sceglie il percorso come crede, cambiandolo periodicamente per evitare che i cavalli prendano il vizio di muoversi sempre in quella data direzione.
Durante il giro fanno da guida ai turisti, dando loro informazioni varie: dalla storia dell’arte alla cultura popolare, alla ristorazione, alla vita delle strade che percorrono. Naturalmente il cliente può chiedere di raggiungere un luogo a sua scelta.
Le carrozze vengono anche prenotate per i matrimoni.
E m’invitano a tenerlo presente, in futuro … :-)
Ho cercato di raccontarvi questo lavoro, che se fosse una ricetta avrebbe un solo ingrediente principale: la passione.
23 maggio 2007
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4 commenti:
Brava Vale, ottimo minireportage ;)
Questo è giornalismo di frontiera!
Cavolo brava!
grazie Kindlerya!!
grazie Antonio troppo buono, anche se... considerando le volte che ho rischiato,per amor di foto, di cadere dalla carrozza...
:-)
Come non amare i nostri fiaccherai e i loro cavalli
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