Ha da poco smesso di piovere. Come lucertoline ansiose di luce, da ogni parte, a piccoli gruppi, giungono a ripopolare il parco persone tra loro tanto diverse da non poter non suscitare la mia attenzione.
Il parco ha una geografia sociale con confini che, per quanto invisibili, si notano subito.
La prima ragazza cui mi avvicino, conduce al guinzaglio un cagnetto che si crede un pitbull. E, tanto per non contraddire il detto che vuole cani somiglianti ai padroni (e viceversa …), mi ghiaccia con un: non ho soldi!
La mia inesperienza mi ha impedito di rispondere prontamente …
Cambio strategia. Sistemo indietro i capelli, e … somma genialata … tiro fuori il tesserino dell’università … come un fazzoletto bianco, lo sventolo per assicurare che vengo in pace, non vendo nulla e non voglio soldi…
Funziona! La coppia cui mi rivolgo è gentile. Sono un uomo sui quaranta e la sua anziana madre. Noto lo sguardo della signora, dolce ma distante. Mentre parlo col figlio, mi chiedo dove stia vagando la sua mente. Lui non abita nel quartiere, è venuto a trovare la madre. Il figlio mi spiega che non capisce bene e non parla più. Del parco lui non sa dirmi niente ed abbassando la voce aggiunge che la signora ci viene spesso, con la badante. Mi hanno dato più di quanto chiedessi loro.
Mentre mi riprendo dall’emozione nell’aver colto per un attimo uno sguardo negli occhi in fuga della dolce signora, un pallone rotola proprio verso di me. Lo riconsegno al bimbo e mi dirigo verso l’isola dei bambini.
Mi fa presente che sebbene non perfetto,questo è l'unico parco della zona (non mi risulta, ma approfondirò).
Poi mi suggerisce che sarebbe meglio chiedere a sua figlia,(che però non è lì), la quale, vivendo nel quartire uno, conosce meglio il parco e la zona.
2 commenti:
e brava valeria! bada che ti controllo, cara concorrenza ;)
complimenti per il post, veramente scritto bene.
P.s. tra l'altro, in quella piazza, una volta tentarono di gettarmi nella fontana...
;-)
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